18 Agosto - 24 Agosto 2016
Una delle più belle ciclabili del mondo, la più famosa d'Europa, costeggiante il Danubio dalla sorgente alla foce sul Mar Nero. Abbiamo percorso i circa 300 km tra Passau e Vienna in grande tranquillità, in 7 comode tappe, godendo della calma assoluta del percorso, isolato dal traffico e a tratti veramente incantevole, degli immensi panorami fluviali e facendo sosta sulle anse del Danubio e in città d'arte ricche di storia e di magnifiche bellezze architettoniche. 
Menzioni speciali meritano il Duomo Nuovo di Linz, la chiesa più grande d'Austria, l'Abbazia di Melk con la sua biblioteca e il tratto paesaggistico della Wachau, tra le piantagioni di albicocche, i castelli e i luoghi di interesse storico e preistorico come Willendorf.​​​​​​​
Le tappe
PASSAU-INZELL
Da Passau a Inzell è stata la tappa d’esordio: un po’ di fatica a uscire dalla città e poi il percorso affianca la strada fino al nostro primo traghetto (nell’attesa panino con würstel e radler). I traghetti minuscoli sono una delle cose più belle. Ne prendiamo un altro per tornare sulla sponda destra della grande ansa del Danubio (la famosa Schlögener Schlinge) e arriviamo al minuscolo abitato di Inzell. Cena alle sei e mezza, nanna alle nove e mezza, sveglia alle otto.
INZELL-LINZ
La mattinata è fresca e umida. Il percorso si fa subito stupendo, tra foreste secolari e il fiume immenso a pochi passi. Odori di sottobosco, qualche goccia di pioggia e un silenzio assoluto, totale. Siamo soli sul percorso, in una tranquillità quasi irreale, tra panorami perfetti, castelli, foreste, case colorate e qualche barca. Ci affianca una coppia che è partita da Innsbruck in tenda: fanno il doppio dei nostri km con delle mtb stracariche. Infatti dopo poco ci superano e li ritroviamo in una officina per bici dove anche io gonfio un po’ le gomme. Dopo un passaggio molto bello in una foresta fluviale prendiamo un traghetto a pendolo (lavora solo con la combinazione di forze di un cavo d’acciaio e della corrente) e ci fermiamo a pranzo in un ristorante gestito da italiani. Da qui a Linz la ciclabile non è gran che: sole, superstrada di lato, saliscendi. Arriviamo a Linz sotto il sole e con una gran folla per qualche festival: il passaggio dalla tranquillità dei boschi al caos cittadino è stordente, ma è anche una occasione per alternare l’esplorazione delle architetture urbane e storiche a quella dei panorami naturali. Il Mariendom, Mariä-Empfängnis-Dom o Neuer Dom di Linz, è considerata la chiesa più grande di tutta l’Austria, potendo ospitare oltre 20.000 persone. Anche se l’apparenza è quella di una chiesa molto più antica, fu fondata ex-novo nel 1855 dal vescovo Franz-Josef Rudigier in stile neo-gotico e ultimata nel 1925.
LINZ-GREIN
Una gran tirata sotto un sole cocente. Linz scivola subito via tra i grandi parchi. Appena fuori città stanno smontando un ponte per restaurarlo: extreme umarelling. Si supera la zona industriale lungo l’argine ed è subito sole a picco. L’aria è fresca ma le ombre scarseggiano per cui il lato destro è costantemente bersagliato dai raggi: a fine giornata io sembro una bistecca cotta solo da un lato. Oriella prudentemente si impana nella crema solare fino a diventare una maschera del teatro No. Dopo un po’ di passaggi e saliscendi tra i paesini arriviamo a Mauthausen. Curioso pensare che i nonni di questi signori ammazzassero i nostri nonni a migliaia come conigli e ora noi veniamo a prenderci il caffè. Non abbiamo tempo e io non ho voglia di visitare il campo: non in questa vacanza. Da qui in poi inizia un infinito argine che gira lentissimamente a sinistra con due caratteristiche principali: non c’è assolutamente nulla tranne fiume, alberi e gli immancabili cigni. Una lunga pedalata sotto il sole a picco per 10–12 km senza soste e finalmente, come un miraggio, appare un baretto dove ci rifocilliamo e rinfreschiamo. Mitterkirchen è vicina, sarebbe stata la nostra tappa ideale ma abbiamo trovato posto solo a Grein, 15km più avanti. Sono 15km bellissimi però: le gambe reggono, la schiena pure, la ciclabile ritrova il Danubio e corre lungo infiniti campi di mais, barbabietole e fagioli con scenari sullo sfondo molto pittoreschi. Finalmente arriviamo a Grein e troviamo la pensione di Helga, miracolosamente prenotata grazie alla intercessione della proprietaria del Gasthof di Inzell. È un posto all’antica, non c’è il Wi-Fi ma c’è una grande cicogna che ha fatto il nido sul camino proprio di fronte alla nostra finestra. Credo che ci staremo bene, intanto abbiamo steso un po’ di bucato e ci godiamo la terrazza con un venticello delizioso. 
GREIN-MELK
Ci svegliamo sotto il diluvio, con temperature ampiamente autunnali. Che fare? Dopo un po’ di ipotesi decidiamo di fare colazione e attendere gli eventi. La fortuna ci è decisamente propizia e smette quasi subito di piovere. Partiamo ben coperti perché, rispetto al sole di ieri, oggi sembra decisamente un’altra stagione. Il freschino aiuta però la pedalata e quindi si va subito spediti. Del traghetto da Grein per la sponda destra non c’è traccia, per cui decidiamo di proseguire sulla sinistra fino al primo ponte. I primi 10km sono bruttini, la ciclabile si interrompe e dobbiamo andare sulla strada bagnata con le (poche) auto che però sfrecciano accanto. Poi finalmente la nostra pista si separa nettamente dalla carrabile e inizia a scorrere sulla riva del Danubio, tra villette, giardini e boschi. Cambia anche nome, la Radweg 1, e diventa la ciclabile europea 6. Il clima non invoglia a sostare, per cui andiamo via filati fino a Persembeug, dove troviamo il primo (e unico) ponte. Attraversiamo e arriviamo sulla sponda destra dove un altro ciclista dietro di noi, un po’ per la fretta di attraversare la strada, un po’ per il fondo viscido, fa una caduta spettacolare: fortunatamente non si fa nulla di grave e prosegue sulle sue gambe. Prima e unica vera sosta: Ybbs. Ci fermiamo il tempo di un tè caldo e si riparte trovando persino qualche raggio di sole tra i campi di fagioli e barbabietole. Il percorso è invaso da migliaia di lumache che tentano l’attraversamento: cerchiamo di evitarle ma è quasi impossibile. Qui il Danubio fa una delle sue grandi anse per poi riprendere verso est tra panorami da cartolina e lunghissimi argini fluviali interrotti soltanto da pontili di carico industriali e minuscoli porticcioli fluviali. Abbiamo fame ma decidiamo di resistere fino a destinazione, vuoi per paura che torni la pioggia, vuoi per arrivare prima a Melk e al meritato riposo. Gli ultimi 15km sono i più faticosi: stanchi, affamati e con già oltre 200km nelle gambe. Arriviamo però in tempo record (ora di pranzo) a Melk, la cui immensa abbazia ci appare di colpo tra gli alberi, lasciamo biciclette e bagagli in albergo e andiamo a mangiare. L’Abbazia di Melk è uno dei must del percorso, e pertanto va visitata. Tanto, troppo barocco, tantissimo, troppissimo oro. Il restauro degli anni ’70 sembra più un rifacimento a nuovo. La vera perla è la biblioteca, e forse è proprio da essa che Eco ha tratto ispirazione. Un capolavoro nel suo genere, una rarità storica di grande interesse, ma di sicuro non è un luogo che ispiri molta spiritualità: se mai è il monumento dello sfarzo ordinale ecclesiastico che qui si estende attraverso i secoli con immutata ostentazione.
MELK-KREMS (WACHAU)
Le temperature sono quasi invernali, il cielo è coperto tranne qualche sprazzo di blu autunnale. Oriella pedala con i jeans lunghi, io ben coperto dalla felpa tecnica. Appena lasciata Melk si cambia sponda del Danubio: rampa a spinta da un lato (oh, issa) e ampio svincolo in discesa dall’altro (uiiiiii). La tirata di ieri si fa sentire nelle gambe, ma dopo un po’ i muscoli si scaldano e procediamo abbastanza bene. Il primo tratto non è molto bello e corre sui marciapiedi a lato della carrabile, ma ben presto si entra nella Wachau e il panorama cambia completamente. Si pedala tra paesini incantevoli, torri, castelli, ma soprattutto vigneti alternati ad alberi da frutta, in particolare le famose “Marillen”, le onnipresenti albicocche della Wachau. Anche il clima migliora, e lentamente il cielo si apre a squarci di sole sempre più ampi. La bicicletta consente di seguire l’antico tracciato delle strade medievali, che passano in mezzo alle antiche dimore, a fianco delle chiese, tra i campi e i vigneti. Piano piano i vestiti pesanti tornano nelle borse e ci godiamo un po’ di sole. Tra i mille paesini attraversati ricordiamo Willendorf (esatto, quello della Venere cicciona), Spitz (in cui ci fermiamo a mangiare e ad assaggiare il discreto vino bianco locale) e Stein (paese arroccato e centro super-turistico della Wachau in cui la ciclabile viene stupidamente fatta deviare per vendere souvenir ai turisti ma poi non c’è spazio per pedalare e tocca spingere sul pavé tra la folla bestemmiando come turchi). Arriviamo a Krems accaldati ma il clima cambia nuovamente di colpo: un vento gelido annuncia un temporale e ci costringe a rivestirci in fretta. Siamo però arrivati a destinazione e dopo alcuni isolati del centro storico ci accoglie l’hotel. Nonostante i pochi km siamo abbastanza provati dai tanti sbalzi di temperatura e dai saliscendi della Wachau, ma dopo un doccia siamo pronti per una bella passeggiata in centro a caccia di un buon ristorante per la cena.
KREMS-TULLN
Oggi tappa piena da 40 km, si parte da Krems con un meteo semplicemente perfetto: sole, aria fresca, appena qualche nuvoletta. Incredibile come il clima possa variare così tanto da un giorno all’altro. Per prima cosa superiamo il Danubio su un ampio ponte e ci portiamo sulla sponda destra dove resteremo per tutto il tragitto odierno. La ciclabile prende quasi subito la via della alzaia fluviale, regalando panorami fantastici, complice la giornata stupenda. Si pedala tra fiori, prati, alberi e la grande massa d’acqua opaca del Danubio. Qualche pescatore, altri ciclisti (mai troppi), e il silenzio ci accompagnano fuori dalla Wachau. I panorami diventano più ampi e aperti, e anche il corso del fiume si allarga. I primi 20km vanno via in un soffio. Superiamo l’ennesima diga (Altenwörth) tenendoci sul versante destro, attraversando paesini e campagne. Su queste rive veniva a pedalare anche Konrad Lorenz, seguito dalle sue fedelissime oche. Giunti a Zwentendorf facciamo tappa di fronte all’unica centrale nucleare mai costruita in Austria (e mai entrata in funzione): rifornimento d’acqua (sempre rara da trovare — le fontane poi sono praticamente inesistenti) e si riparte. Prima di Tulln la nuova ciclabile attraversa un parco fluviale di rara bellezza, tra alberi immensi, paludi, stagni, grandi arenili e piante di ogni genere. L’arrivo alla città di Schiele è annunciato da un bellissimo lungofiume pieno di giardini, fontane e sculture. L’albergo è appena oltre l’abitato: fatta una doccia ristoratrice andremo a caccia di cibo, visto che dalla pantagruelica colazione non abbiamo più mangiato. Ormai siamo alle porte di Vienna, in cui l’arrivo è previsto domani con l’ultima tappa di questo viaggio davvero bellissimo.
TULLN-VIENNA
Partiamo dall’agghiacciante b&b di Tulln e recuperiamo subito l’argine del Danubio. La mattinata è fresca ma presto si scalda ed il sole esce tra le nuvole picchiando notevolmente. La ciclabile 6 qui corre in modo molto regolare lungo il corso del fiume, con lunghi rettilinei tra prati e pendii erbosi fino a Greifenstein dove incontriamo una diga. Qui c’è la possibilità di passare sulla sponda opposta, ma noi rimaniamo su quella di Vienna (la destra). Da Höflein il Danubio fa un’ultima grande ansa a destra prima della capitale e la ciclabile abbandona temporaneamente il corso del fiume per seguire quello della ferrovia fino al grande abitato di Klosterneuburg, superato il quale ci fermiamo per uno spuntino sulla riva del fiume. Da qui a Vienna manca davvero poco e l’entrata in città è ben organizzata per i ciclisti: si segue il canale meridionale dal Danubio passando sotto una grande strada sopraelevata e fiancheggiando la ferrovia. Purtroppo però ad un certo punto dobbiamo lasciare la bella ciclabile per entrare in centro: sotto un sole cocente e dopo tanti km di tranquillità e silenzio, il caos cittadino è stordente. Pavé sconnesso, lavori stradali ovunque, carri trainati da cavalli per turisti e relative deiezioni equine complicano ulteriormente la situazione. Per fortuna in breve tempo compare il nostro hotel: magia organizzativa di Oriella che ha trovato questo bellissimo studentato in centro che in estate si apre ai turisti a prezzi veramente interessanti. Ora un po’ di meritatissimo relax e poi qualche giorno a Vienna prima del rientro. Che dire della nostra prima vacanza in bici? Esperienza fantastica, un punto di vista sul mondo completamente diverso. Come la moto, meglio della moto per tanti versi: più immersiva, più libera, più silenziosa. Ovviamente questa è una delle piste più facili e attrezzate del mondo, ma io sto già pensando al prossimo giro.

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